La 103° Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica)
L’8 settembre 1943 veniva annunciata la firma dell’armistizio con gli Angloamericani: la mancanza di ordini chiari da parte dei vertici portò alla
dissoluzione delle nostre forze armate, mentre il Re e Badoglio fuggivano a
Brindisi, lasciando L’Esercito e gli italiani allo sbando. Fu un trauma collettivo in cui ci si ritrovò improvvisamente soli di fronte a avvenimenti travolgenti.
Si formarono i primi nuclei dell’esercito partigiano: soldati, operai, studenti, professionisti, rifugiati sui monti per sfuggire alla violenza nazifascista, si costituirono in gruppi di resistenza armata.
La resistenza e la lotta partigiana furono tutte da inventare e da sperimentare, riunirsi e contarsi, vivere la prima esperienza partigiana come preparare un volantino, cercare di fare qualcosa che possa almeno contribuire a scuotere le coscienze.
A Vimercate dopo l’8 settembre ritornò una parte dei giovani chiamati alle
armi. Ognuno si trovò da solo con la propria coscienza, i propri dubbi, la propria stanchezza per una guerra non voluta e non sentita. E bisognava saper capire se l’amico di ieri lo era ancora o se si era trasformato in un nemico.
Alcuni di questi giovani amici ,ex militari, agirono autonomamente contro i
nazifascisti e formarono in città un primo nucleo di resistenza attiva.
Muniti di una vecchia macchina per scrivere, cominciarono a redarre
manifestini che affiggevano di notte davanti ai negozi dei fornai, davanti alle chiese e col recuperare altre armi per difendersi dalle ronde fasciste e tedesche che, inferocite, cercavano i responsabili di quelle affissioni.
L’essere catturati con in tasca un volantino non esentava dalla tortura ne
dall’essere deportati in un campo di sterminio.
La prima arma, un moschetto militare con due caricatori venne procurata da Aldo Motta, caporal maggiore, ex geniere radiotelegrafista.
Il gruppetto si rinforzò con l’adesione di Pierino Colombo e Luigi Ronchi. di famiglia operaia, il primo già del 54° Reggimento Fanteria, il secondo
bersagliere del l0° Reggimento.
Al gruppo si aggiungevano: Emilio Cereda ex geniere, impiegato, anch’egli in possesso di una pistola; Renato Pellegatta, operaio, ex paracadutista; Carlo Levati, ex geniere a Genova, Mario e Erminio Carzaniga.
Luogo degli incontri clandestini era un cascinotto in aperta campagna, quello di Carlo Vimercati, un amico di Aldo Motta meglio conosciuto col soprannome di “Mansin” (Mancino).
All’inizio del 1944, tramite Umberto Comi del P.C.I., il gruppo venne
potenziato inserendo Iginio Rota, nome di battaglia “Acciaio”, aveva prestato servizio militare presso l’8° reggimento Autieri di Bologna, uomo d’azione che taceva parte della rete organizzativa del Partito comunista Italiano. A lui venne affidato il comando.
Nasce così il primo distaccamento 103esima Brigata Garibaldi che insieme a quello di Trezzo sull’Adda rappresentò la punta di diamante nella zona.
Il nucleo principale della Resistenza nella Brianza Orientale si localizzò a Vimercate, cittadina di profonda tradizione democratica e socialista, che
divenne la sede del Comando della Divisione “Fiume Adda” comprendente le quattro Brigate SAP:
- 103a Brigata “Vincenzo Gabellini”, suddivisa in sei Distaccamenti facenti capo ai comuni di Vimercate, Trezzo, Vaprio, Cavenago, Ornago, Bernareggio.
- 104a Brigata “Gianni Citterio”, comprendente i Distaccamenti di Arcore, Villasanta Merate, Brivio, Rovagnate, Cernusco Lombardone, Montevecchia.
- 105a Brigata “Giovanni Brambilla”, comprendente i Distaccamenti di
Gorgonzola, Melzo, Inzago , Brugherio , Cernusco sul Naviglio, Cambiago e Cassano. - 176a Brigata “Livio Cesana”, comprendente i Distaccamenti di Besana
Brianza, Macherio. Biassono. Carate. Renate, Veduggio e Bosisio.